Ucraina

di Giuseppe Cucchi

Se il Presidente Putin avesse realmente voluto invadere l’Ucraina i suoi uomini avrebbero superato Kiev già da qualche tempo e sarebbero ora schierati alla frontiera ovest del Paese , pronti a respingere un eventuale , ma molto poco probabile , contrattacco di forze NATO.

Con i mezzi e gli armamenti che la tecnologia ha posto a disposizione degli strumenti militari nel corso degli ultimi decenni la guerra è infatti veramente divenuta una “guerra lampo” , e come tale essa deve essere combattuta , concentrando le forze soltanto all’ultimo minuto e per il minor lasso di tempo possibile , colpendo diritto e duro e soprattutto mantenendo sempre una velocità operativa estremamente sostenuta.

Le mobilitazioni totali o parziali delle forze ed I concentramenti di reparti in aree prossime alla frontiera ,  etichettati come “manovre ” per celare al nemico designato i reali intendimenti , sono quindi ormai divenuti predisposizioni del tutto obsolete , veri e propri dinosauri della strategia militare.

Ciononostante la Russia conduce da tempo le sue grandi manovre vicino al confine dell’Ucraina , impegnandovi mezzi modernissimi ed una forza che è progressivamente cresciuta sino a raggiungere il livello di 170 mila uomini. Si tratta di una situazione che allarma terribilmente Kiev , preoccupata dall’ipotesi  che il Donbass possa seguire a breve termine la sorte della Crimea , che manda in fibrillazione tutti i paesi ex comunisti dell’est europeo , primi fra tutti le Repubbliche Baltiche , che induce il Presidente Biden ad usare il leggendario “telefono rosso ” per lunghe conversazioni con Putin , che costringe la NATO ad alzare il livello di allarme e l’UE a contemplare di nuovo con accresciuta  frustrazione la propria impotenza politico militare. Le manovre nel frattempo continuano, e Putin non attacca ; vi è quindi veramente da chiederci quale messaggio , o quali messaggi , egli intenda lanciare con questa dimostrazione di forza e chi ne sia il destinatario.

Alcuni dei messaggi appaiono chiari . Ve ne è uno destinato agli Stati Uniti per rammentare loro che ne’ ora ne’ nel futuro più prossimo la politica mondiale potrà essere considerata e gestita quale una gara a due fra gli USA , detentori del titolo mondiale , e la Cina , che sale sul ring nel ruolo di sfidante.

A nessuno, sottolinea Putin con la presenza delle sue truppe, sarà invece permesso dimenticarsi che esistono altri protagonisti, con in testa proprio la Russia, capaci di ritagliarsi un ruolo autonomo sulla scena internazionale e di sostenerlo con efficacia . Vi è poi un altro messaggio che riguarda l’Alleanza Atlantica , cui viene chiarito come il tempo del progressivo spostamento sempre più ad est delle proprie frontiere sia definitivamente terminato e come da questo momento in poi qualsiasi iniziativa in tal senso comporti un elevatissimo livello di rischio.

All’Unione Europea nel contempo viene data una chiarissima risposta all’ interrogativo che essa si poneva da quando cadde il Muro di Berlino , vale a dire quale fosse il  vero confine orientale del continente , dove passasse cioè la linea al di là della quale l’influenza storica russa è risultata più marcata di quella Europea . Si tratta di un confine che come sempre accade , nel nostro come in altri continenti , in parecchi punti non coincide con le frontiere politiche degli Stati ….ed ecco allora i casi della Transnistria , dell’Abkazia , dell’Ossezia , della Crimea , e attualmente del Donbass. L’ultimo dei messaggi esterni è infine destinato all’Ucraina che viene invitata , non certo cortesemente , a reperire quanto prima una soluzione alla guerra civile in corso che possa risultare accettabile per tutte le parti.

Le grandi manovre al confine e i 170 mila uomini schierati e pronti ad intervenire su ordine certificano in tale ottica come la pazienza russa sia prossima ad esaurirsi e come Mosca non sia aliena a passare a mezzi drastici qualora ne ravvisi la necessità. Un messaggio che se da un lato ha Kiev come principale destinatario dall’altro , sia pure a differenti livelli , finisce con l’interessare tutti i protagonisti della intricata vicenda.

Da considerare infine come anche sul piano interno , nei confronti cioè delle forze politiche e della opinione pubblica russa , questa azione rivesta un notevole rilievo , confermando la volontà del Presidente di ribadire una assoluta continuità politica di intervento attivo nella protezione dei consistenti gruppi di russi che l’esplosione della Unione Sovietica lascio’ a suo tempo fuori dai confini della madre patria. In definitiva quindi si è trattato di un messaggio multiplo , che ha aperto tutta una serie di interrogativi su ciascuno dei quali Putin ha già chiarito , più coi fatti che con le parole , quale sia il punto di vista russo. Ora tocca a noi rispondere …..ma sapremo farlo? E farlo coerentemente ed efficacemente ? È un ennesimo interrogativo che resta per il momento in attesa di risposta.