Processo di costruzione di una difesa comune?

di Giuseppe Cucchi

Vi è un pesante interrogativo che da ormai settanta anni condiziona i rapporti fra la NATO ed una difesa europea che nonostante i numerosi sforzi susseguitisi nel tempo non è in realtà mai riuscita a decollare. Secondo gli europei infatti  la struttura militare dell’Unione , una volta varata , non potrebbe risultare altro che del tutto complementare a quella dell’Alleanza Atlantica.

La NATO ne uscirebbe quindi rafforzata ed in grado di conseguire quel livello massimo di potenzialità che prima non era mai riuscita ad esprimere appieno . Gli Stati Uniti e gli altri membri della NATO estranei alla UE temono invece che al termine del processo il deciso aumento delle capacità continentali in un settore tanto importante possa generare nell’Europa forti tentazioni di autonomia , rendendola competitiva molto più che complementare nei riguardi della Alleanza. In altre parole ciò che in fondo ci si chiede da entrambe le parti è se , una volta divenuta autosufficiente nel settore , l’Europa continuerebbe o meno a conferire lo stesso valore di prima al legame bilaterale fra le due sponde dell’Oceano Atlantico nonché a quella” garanzia americana” in ambito difesa che ancor oggi è la chiave di volta del settore.

Si tratta , tra l’altro , di un interrogativo che ha di recente acquistato particolare drammaticità , considerato come il disastroso abbandono dell’Afghanistan abbia inciso pesantemente in tutto il mondo sulla credibilità delle promesse statunitensi. C’è da registrare comunque come sul piano delle capacità l’Unione Europea non avrebbe alcuna difficoltà a mettere in piedi un proprio credibile strumento militare . I bilanci della Difesa dei paesi membri assommano infatti ad un totale che è circa un terzo della somma annualmente stanziata dagli Stati Uniti nel medesimo settore . L’organico complessivo del personale , benché ridotto rispetto ai tempi in cui si ricorreva alla leva e non al volontariato , consentirebbe inoltre di schierare una ragguardevole forza di alcune centinaia di migliaia di unità.

L’industria per la Difesa dei Paesi UE , che l’Agenzia Europea degli Armamenti tenta invano da parecchi anni di coordinare efficacemente , sarebbe infine in grado di produrre tutto ciò che serve alle Forze Armate in quantità addirittura superiore alla bisogna e ad un livello di qualità che supererebbe in parecchi settori quello di tutto il resto del mondo.

Una enorme potenzialità quindi , che solo l’eccessivo frazionamento e la conseguente impossibilità di effettuare economie di scala impediscono di esprimere . Anche se quasi regolarmente si indica, tanto nelle sedi internazionali quanto in quelle nazionali , l’assenza di una politica estera comune quale principale impedimento alla creazione di una forza militare comune europea , esiste in realtà un altro ostacolo , di carattere psicologico , che si oppone a qualsiasi mutamento della attuale situazione.

L’Europa è infatti in pace dal 1945 , vale a dire da 76 anni , e quindi ben tre generazioni dei suoi cittadini sono cresciute considerando la pace come un loro diritto inalienabile , e non come qualcosa da conquistare giorno dopo giorno . Alla sicurezza collettiva inoltre per tutto questo periodo ha provveduto essenzialmente la NATO , con uno sforzo che per la maggior parte è ricaduto sulle spalle , e sul bilancio , statunitensi.

In simili condizioni le preoccupazioni nel settore della sicurezza e della difesa sono progressivamente scivolate in quasi tutti i paesi membri della Alleanza all’ultimo posto fra le priorità nazionali . Si tratta di una posizione da cui è ben difficile risalire , anche in cospetto di un mondo che si fa sempre più competitivo ed in cui dobbiamo riscontrare come  giorno dopo giorno la violenza – e spesso la violenza ingiusta! – ricopra un ruolo sempre maggiore . In tale mondo l’ Unione Europea appare inoltre , a ben guardare , come una isola di pace circondata però da schieramenti di Forze che è difficile definire come amichevoli e che anzi , in qualche caso ,  appaiono come apertamente ostili.

La  debolezza Europea nei loro confronti diviene tra l’altro palese quando si osserva la nostra vulnerabilità ai ricatti legati a quei flussi migratori che  dopo un inizio spontaneo cominciano ora ad essere utilizzati quali strumenti di guerra ibrida . Abbiamo così ceduto alla Turchia , non siamo mai stati capaci di ottenere il pieno rispetto degli accordi stipulati nel Nord Africa e presto , probabilmente , finiremo con l’accettare almeno in parte anche il ricatto della Bielorussia . Un autorevole commentatore ha scritto di recente come nella grande partita in atto fra grandi e medie potenze per ridefinire l’equilibrio del mondo l’Europa non rivesta ne’ il ruolo di giocatore ne’ quello di arbitro , cui pure talvolta aspira , bensì quello del pallone .

Si tratta di una immagine molto cruda ma che purtroppo corrisponde alla realtà delle cose . Per fortuna però essa non si configura, almeno per il momento , come la conclusione inevitabile della nostra traiettoria storica. Abbiamo ancora del tempo a disposizione ……ma quanto ?

Nell’incertezza diviene quindi impellente iniziare a cambiare subito , magari anche invertendo i termini del problema e costruendo una difesa comune prima di avere una politica estera comune , nella speranza che se non funziona il nesso causa/effetto possa magari funzionare quello effetto/causa , cioè che sia la Difesa comune ad accelerare il processo , e la voglia , di costruzione di una politica estera comune . Segnali in tal senso cominciano a vedersene parecchi , nel trattato di Aquisgrana ed in quello di Roma che collegano Germania , Francia ed Italia , ad esempio , nonché nei programmi per il semestre di presidenza francese della UE , ormai alle porte.

Se poi per arrivare a concludere qualche cosa toccherà anche avviare un negoziato duro con la NATO ciò non potrà far altro che del bene ad ambedue le Organizzazioni , visto il terribile bisogno di rinnovarsi che hanno entrambe . Quanto agli Stati Uniti non dimentichiamoci mai che noi disponiamo di una carta di grande valore da mettere sul tavolo in qualsiasi trattativa  : non soltanto , infatti, siamo per loro i più vecchi fra gli alleati ma siamo anche gli unici che condividono con gli USA la maggior parte dei valori di base della nostra civiltà.


Pubblicato su EastWest il 03 Gennaio 2022, qui pubblicato su gentile concessione dell’autore.