Lettera aperta alla Russia

di Clementina Carta

“(… l’inciviltà non è soltanto villania, ignoranza e maleducazione, è anche un’autentica malattia sociale.)”                                                           (Conversazione sulla cultura russa, Yuri Lotman).


Cara Rodina [Madre Patria in Russo],
Come verresti chiamata dai tuoi figli: Rodina. Patria, madre patria. Madre, come colei che conserva, protegge ed emancipa, non come quella che manda a morire. Non hai protetto e liberato, hai conservato l’inconservabile, in maniera ottusa, “sbrodolandoti” addosso.
Mia cara Russia, tu che hai combattuto contro la Germania del III Reich, ti ritrovi ad avere la sua stessa reputazione del 1945, quando “tedesco” era un insulto. Tu che sei stata, per chi non è russo, la zia e non la madre, la zia che viziava, che affascina con i suoi poeti, la sua storia, la sua intellighenzia, senza pari al mondo, che portava lontano da un presente che stava, a tutti noi sognatori, un po’ stretto, hai dimenticato come vezzeggiare i tuoi nipoti.
Tu che hai capito chi si sentiva inadeguato, salvandolo dalla solitudine tra la gente con i versi di Pasternak e i personaggi di Turguenev e Tolstoj, specchi dell’animo umano, hai girato le spalle, abbandonandoli in piedi in mezzo al nulla dell’anima, persi e avvolti in un attonito disgusto.
Che dispiacere vederti macchiata col sangue che hai fatto versare per un tuo ridicolo sogno di grandeur, puzza di rancido, per i progetti perversi che avevi in serbo senza che nessuno lo sospettasse, mentendo in faccia a tutti. Eri colei che dava un’alternativa al materialismo occidentale, che tollerava e capiva la malinconia senza renderla oscena come spesso capitava in molte parti dell’Ovest.
Ma come diceva Yuri Lotman, gran semiologo, figlio tuo: “Quando l’anima comincia a farti male, ti accorgi alla fin fine che ce l’hai.”
Forse, nel vivere quest’incubo, l’Occidente si è ricordato di averla un’anima, si è ricordato dei suoi valori e da quali tragedie si fossero formati. Hai ridato, inconsapevolmente ed involontariamente, la memoria agli occidentali.
Avevamo scordato da dove venissimo, dando per scontato libertà e diritti, buttandoci il passato alle spalle, dimenticando ciò che è stato, ma la tua viltà, che ha disgustato il mondo intero, lo ha reso di nuovo idealista. Perché gli ideali sono la risposta alla bruttezza che s’infila strisciando nella vita delle persone, come stai cercando di fare tu.
 
Cara Russia, madre di Pushkin, di Pestel’, di Dostoevskij, di Bunin, di Sakharov e Mendeleev, stai correndo il rischio di non venire ricordata per loro. Non verrai ricordata per chi ti ha reso grande, ma verrai ricordata per chi ti ha reso insignificante. Perché la cattiveria subdola, infima, era qualcosa di ormai lontano, che apparteneva ai libri di storia. Stalin faceva compagnia ad Hitler che la faceva a Mussolini e Mussolini a Franco e Franco a Salazar con Tito e i colonnelli in Grecia, era un mondo di crudeltà subdola e anche tu allora non eri da meno.
Invece oggi, che quel grigiore sembrava superato ma hai deciso di far risaltare la tua pochezza spacciandola per orgoglio. Ma niente è spavaldo o grandioso quanto l’umiltà e la generosità, cosa che ti è mancata e che è scomparsa a chi ti ha sostenuto. E questa spavalderia insolente dimostra il tuo immenso complesso d’inferiorità giustificato nella “Nuova Cronologia”, surreale teoria cospiratrice di Fomenko e Nosovsky, fortemente divulgata in Russia, che sostiene che i libri di storia siano stati nel tempo sostituiti nelle biblioteche per un accordo tra i governanti occidentali e i Romanov, considerati una dinastia di tedeschi traditori che sono andati a sostituire i Riurkidi, dal puro sangue russo, per fomentare un sentimento d’inferiorità nei russi, i quali nella storia dell’umanità non hanno un posto di onore fino a Pietro I, Romanov appunto. Ovviamente è una teoria che farebbe ridere se non fosse che lo stesso Putin sembrerebbe abbracciarla, come anche la maggior parte del suo entourage, concependo addirittura d’inserirla nei programmi scolastici, per continuare a mentire a un popolo al quale non è mai stata detta la verità, facendolo vivere in una realtà parallela fatta di manipolazione e propaganda, convinto però che così ci vivano gli altri, i nemici, gli immorali occidentali.
Russia, vuoi essere forte ma ti fai vittima. E le vittime non sono mai vincitrici, non quando fingono di esserlo.
E il tuo complesso d’inferiorità è cresciuto, proprio in questi mesi, in questi terribili mesi dove hai dimostrato non solamente di essere ignobile, ma anche di essere una vera inetta sul campo di battaglia. Hai approfittato del naturale silenzio imposto ai russi per non dire che fine avessero fatto i suoi figli, esattamente come durante le purghe staliniane.
Sai che il silenzio del tuo popolo non è un silenzio di rispetto verso di te. È la paura di parlare, radicata negli animi e negli anni, ma sai che in verità questi mai ti hanno veramente creduto. Ti hanno creduto per paura e non per convinzione. Come diceva Maria Zambrano, la filosofa spagnola anche lei fuggita da un regime, come molti dei tuoi cittadini: “Il fondo incorruttibile di ogni uomo, per quanto piena di errori sia la sua vita, è ciò che non può mai tacere e protesta per ogni ingiustizia.”
L’anima umana è istintivamente volta verso la giustizia e verso la verità, per quanto si tenti di farla tacere, ed è tappandole la bocca che questa finisce per esplodere prima singolarmente e poi nelle masse, denunciando l’orrore che per anni si è stati costretti a subire simulando di accettarlo.
Tutto ciò che ti circonda è una messa in scena e la maschera ti è caduta proprio in mezzo al ballo, davanti a al mondo, rivelando chi sei veramente. Hai reso i cittadini strumenti per ossessioni personali del tuo presidente, affetto da un’isteria fomentata da assilli esoterici, nati da letture pseudo-scientifiche e consigliati dai membri del suo apparato di propaganda, come Ivan Ilyn, dichiaratamente fascista, Aleksandr Dugin e i suoi “metodologi”, setta simil-massonica formata nel 1954, e oggi capeggiata da Georgij e Pyotr Scedrovitskij.
Come dello stesso generale Shoygu, che si proclama essere la reincarnazione di Gengis-Khan e che nonostante sia un orgoglioso bigotto e non smentisce mai ai giornalisti la sua devozione ai culti sciamanici degli stregoni siberiani. Questo profilo esoterico e ridicolo è tipico di un uomo molto piccolo, attaccato alla para-scienza e a culti mistici un po’ volti a dargli forza per mostrarsi forte e un po’ per creare un personaggio che mascherasse un carattere completamente privo di personalità. Caratteristica tipica di tutti i dittatori del resto.
Che dispiacere! Proprio tu, Russia, che sei stata la prima, tra gli alleati, che ad Aushwitz, il 27 gennaio del 1945, entrò per liberare i prigionieri dalla turpitudine nazista, proprio tu, sei finita per seguire le loro orme.  Sei finita per sostenere il “Russkij Mir”, l’universo russo creato da Putin e la sua cerchia per legittimare l’aggressione Ucraina con la scusa del pan-russismo, riproponendo una propaganda ideologica basata sulla diaspora russa e la sua lingua: dove ci sono russi e russofoni, è Russia.
Che idea obsoleta che hai della politica internazionale, tu che ti opponevi alla “colonizzazione” americana, tramite la NATO, anche in paesi che di russo non avevano nulla se non un ricordo atroce lasciato dal comunismo. Sei diventata banale e monotona come la Germania nazista, sostenuta da esseri complessati che nell’ideale dell’uomo ariano e forte vedono ciò che non sarebbero mai stati.
Non è certo un uomo forte, poiché gli uomini forti non violentano bambini nelle città occupate e soprattutto non invadono città, non violentano le donne, non bombardano centrali nucleari, non minacciano l’uso dell’arma atomica. Non bruciano libri in ucraino, non impongono una lingua a uno Stato con piena sovranità nazionale, non modificano i libri di storia per nascondere al proprio popolo le proprie malefatte,
 
non trascinano con la forza insegnanti ucraini in Russia per la “riqualificazione”, non portano avanti una pulizia etnica riempendosi la bocca con il temine “denazificazione”, cercando di persuadere i russi e il mondo che l’Ucraina sia uno Stato minaccioso e che la Russia lo stia liberando dai suoi progetti di conquista e di oppressione con la vecchia scusa che il fine giustifica i mezzi.
Perché continui a mentire quando il mondo si è accorto perfettamente della stoffa grezza e logora della quale sei fatta? Perché ormai non puoi più tornare indietro, forse? Perché sei andata troppo oltre e sai che fine farai una volta che questo scempio giungerà a termine? Per questo temporeggi sui negoziati? Perché ti sei impantanata non solamente nel fango del Donbass ma anche nella tua stessa immagine e nel tuo stesso perverso intento, non sapendo più come andare avanti e come tornare indietro?
Non avevi bisogno di renderti ancor più grande, di cospirare contro la storia.
Questa lettera forse non dovrebbe essere destinata alla Russia quanto a chi in tutti questi anni l’ha personificata, rivestendosi di una vanità perversa con l’intento di depersonalizzarla. Perché la vera Russia è fatta da chi è scappato, da chi è in carcere per aver alzato la voce, per aver alzato la testa e aver detto “no”. No a una guerra insensata, no a una guerra inutile, no alla morte ingiusta di tanti ragazzi presi dalle periferie più remote del paese, da famiglie povere, ignare della verità, ignare di ciò che i loro figli fossero stati chiamati a compiere in Ucraina, ignari, forse, di dove sia il Donbass e quale sia lo scopo dell’annessione, e se effettivamente c’è uno scopo.
No alla strumentalizzazione della guerra come propaganda patriottica, no alla trasformazione dell’essere umano in una inconscia pedina che esercita il suo dovere. Il mondo, nel ’69, ha già ascoltato un uomo, in un tribunale a Gerusalemme, giustificare le deportazioni ad Aushwitz dicendo: “Ho solo seguito gli ordini.”
E’ emerso agli occhi del mondo soprattutto negli ultimi mesi, forse nell’ultimo anno, le similitudini tra il lessico di Putin e quello del Terzo Reich, come nota Elena Kostioukovitch nel suo libro “Nella Mente di Putin”, ricordando di come il presidente russo si sia riferito alla guerra in Ucraina con il termine “soluzione finale” e di come al funerale della figlia di Dugin, ideologo del Cremlino, sia stato dichiarato: “Una nazione, un presidente, una vittoria!” Una trinità non dissimile da quella dei nazisti: “Una nazione, un Reich, un Fuhrer.”
 
 
La Russia l’hanno costruita e la stanno facendo chi non ha seguito gli ordini e non sta seguendo gli ordini. L’hanno fatta i disertori, tacciati di codardi e rischiando il carcere. La sta facendo chi si sta ribellando ai cambiamenti delle leggi e della costituzione, cambiamenti volti a giustificare e legittimare il male causato e che causerà ancora, manomettendo l’ordine giuridico e manomettendo il sistema dello Stato di Diritto.
La Russia l’ha fatta Anna Politovskaya con le sue denunce, le sue indagini e le sue testimonianze per non morire invano. L’ha fatta Dmitry Muratov, l’editore di Novaya Gazeta, il giornale libero fondato da Mikhail Gorbachev e adesso chiuso in patria, ma attivo all’estero, denunciando apertamente i fini reconditi e non della propaganda del Cremlino, raccontando la verità su di essa a e cercando di far pervenire la verità sulla guerra in Ucraina in Russia. L’ha fatta Aleksey Naval’ny, non lasciandosi tappare la bocca dal Cremlino e continuando a spada tratta, anche in carcere, la sua politica di opposizione. Ed insieme a lui ci sono stati sua moglie, Yulia Navalnaya e il politico Ilya Yashin, che iniziò la sua strada come leader dell’ala giovanile di Yablako, partito liberale d’opposizione, diventato leader moscovita della sede del PARNAS che partecipò ai raduni per le elezioni giuste, oggi condannato a 8 anni e sei mesi di carcere per essersi dichiaratamente opposto alla guerra in Ucraina e denunciato come “nemico del popolo.”
Russia sono coloro che hanno detto di no alle bugie raccontate, alla corruzione dilagante che c’è stata per anni incrementando un divario economico sempre più profondo. La Russia, la grande Russia, non l’ha fatta Putin con le sue annessioni e le sue aggressioni, l’hanno fatta i decabristi di ieri e di oggi. L’hanno fatta quelli che non si sono lasciati manipolare e che hanno saputo combattere contro l’indottrinamento, e contro l’odio che questo porta sempre con sé. L’hanno fatta quelli che hanno saputo discernere tra Dio e la Chiesa Ortodossa, tra Dio e le ignominie di Cirillo I, vedendo la santità della Russia non nella bigotteria ma nella sua innata forza di ribellione.
La forza che l’ha spinta ad andare avanti dal giorno in cui è nata, e che da quel giorno non ha mai conosciuto tregua. La Russia l’ha fatta la sua letteratura, la sua arte, la sua musica, esplose nelle menti più sensibili e irrequiete per necessità di evasione da una società perennemente oppressa e che hanno dato al mondo intero lo spunto per imparare a pensare.
Putin è l’ennesima parentesi triste in una Nazione che di felicità ne ha conosciuta poca. Putin non farà la storia, come non l’ha fatta Hitler. Non ci sono stati mille Reich, non ci saranno mille Russkij Mir. Sarà, come lo fu anche la Germania nazista, un capitolo. Un capitolo tragico, ma non andrà avanti. I capitoli hanno un inizio, uno svolgimento e una fine. Non sono dotati di un lasso temporale eterno, l’eternità la fa la loro memoria, la fa il passato, ma non il presente. Ed è andando avanti che ci si rende conto di ciò che è stato prima. È ricordando, denunciando e scrivendo che la verità esce sempre fuori.
Putin non farà la Russia se tu, Russia, ricorderai chi ti ha resa grande. Senza guerre, senza minacce, senza bombe. La Russia, la grande Russia, l’hanno fatto chi in mano sorreggeva una penna, non una granata. E con quella penna denunciava nel modo più sottile, comico ed elegante, chi li obbligava ad essere crudeli. La Grande Russia, quella per cui vale la pena ricordarti, l’hanno fatta i disertori e i ribelli, gli scrittori e i musicisti, non i burocrati, gli strateghi e i membri degli uffici di propaganda.
La Grande Russia è stata fatta da quegli animi inquieti e coraggiosi che non hanno mai smesso di pensare, ed è non smettendo mai di pensare che non hanno mai smesso di combattere. E sono loro i veri patrioti, sono loro prima di tutti gli altri, ad averti profondamente amata lottando per la tua libertà. Ricordatelo sempre. Ricordiamocelo sempre.