Non tutti i mali vengono per nuocere
Con 100 000 soldati posizionati sulla frontiera Ucraina, come ormai da tradizione, la Russia sta di nuovo mostrando i muscoli di fronte all’Occidente e in particolar modo alla NATO, esattamente come avvenne in Georgia durante il conflitto in Ossezia nel 2008, affermando sentirsi accerchiata dalle forze militari occidentali.
Con l’intento di mostrare la sua egemonia la quale viene ancora considerata, malgrado i suoi intenti, prettamente regionale, chissà frustrandola, ha deciso stringere la morsa intorno ad un ex stato sovietico con il quale condivide la base della sua cultura ed in parte la religione e la lingua.
La Federazione Russa, che vanta un’area di 17.130.000 km2, non a caso ha scelto specificatamente di svolgere esercitazioni militari sul confine bielorusso, suo Stato vassallo, e quello ucraino, Nazione sempre più incline ad abbracciare i valori occidentali.
Nonostante questa conversione democratica ogni giorno più evidente, il territorio ucraino, che vanta essere il più grande d’Europa, è profondamente diviso non solamente da un punto di vista politico ma anche etnico e religioso. La città di Donetsk e di Lugansk, così come Odessa e parte della popolazione di Kiev contano una maggioranza filo-russo o di etnia russa di Kazakistan o di Asia Centrale, trasferitasi durante gli spostamenti in URSS. Questa convergenza etnica è stato uno dei pretesti di Mosca per ristabilire il controllo sulle città limitrofe e in Crimea, asserendo che la maggior parte della popolazione nelle zone citate, si tratta giustamente di persone che si sentivano russi e non ucraini, dichiarando così volerli annettere alla Federazione e assecondare le loro volontà a discapito del principio internazionale di non ingerenza.
Le differenze in Ucraina riguardano anche la sfera religiosa in quanto sono presenti sul territorio 5 milioni di cattolici su 44 milioni di cittadini, questi residenti soprattutto nelle città limitrofe con la Polonia come Leopoli. Per quanto gli ortodossi siano effettivamente una maggioranza, è importante ricordare che nel 2018 la Chiesa Ortodossa Ucraina, guidata dal Patriarca Filarete, ha dichiarato l’autocefalia da Mosca creando un enorme scompiglio nella chiesa russa, separata definitivamente dal territorio dov’è nata. Tale decisione storica è stata pienamente sostenuta dall’allora presidente ucraino, apertamente filo-atlantista, Pyotr Poroshenko, con lo scopo di sottolineare l’indipendenza su tutti i fronti dell’Ucraina dalla Russia, ricordandole il principio dell’autodeterminazione dei popoli, sacrosanto per ogni Nazione libera e indipendente.
Di fronte alla posizione di Kiev, sempre più rivolta ad Ovest, Mosca dichiara sentirsi accerchiata da minacce occidentali, le quali effettuano pressioni su alcuni Stati ex sovietici per allontanarsi dalla storia, dal destino e dalla cultura comune che la Russia tiene a preservare tra i membri del CSI. Con seguente pretesto Putin ha dato il via libera ad un rinnovo del materiale bellico con la riforma dell’esercito del 2010, durante al presidenza di Medvedev, al momento dell’installazione di missili NATO in Romania e Polonia. Le novità in tecnologia militare hanno toccato l’apice con la notizia dei missili RS-28 SARMAT, i quali posseggono la caratteristica di poter colpire in pressoché qualsiasi parte del globo con un raggio di azione di 18,000 km e disintegrare un’area grossa quanto Francia e Texas, avendo la possibilità di un carico fino a 15 testate nucleari.
Per quanto la Russia legittimi le sue azioni per difesa dei suoi interessi nazionali, essa si è mostrata dal 2014, con l’annessione della Crimea, meno disposta al dialogo con l’Occidente e sempre più propensa ad un atteggiamento dominante sull’area dell’Est d’Europa con lo scopo di far oscillare le mura dell’Unione Europea. Nonostante però l’intento di render l’Occidente vulnerabile, questo ha avuto un effetto contrario poiché l’Europa si è apertamente schierata al sostegno dell’Indipendenza e della difesa dell’Ucraina, rafforzando i valori di libertà, di diritti umani e di democrazia. Il gioco di forza russa, inoltre, ha avvicinato alla NATO paesi che un tempo si dichiaravano neutrali, come Svezia e Finlandia soprattutto con le manovre militare iniziate di recentissimo nei paesi Baltici, membri dell’UE.
Da una Russia ammorbidita con un ministro degli esteri dalle grandi competenze e doti diplomatiche come Lavrov, si è passati in brevissimo tempo ad una Russia minacciosa, la quale ha da poco dichiarato che se “L’Occidente ignorerà le richieste russe, sentirà il peso delle conseguenze sul suo collo.”
Ma, nonostante il ricatto russo, la storia insegna che le azioni e le decisioni hanno sempre delle conseguenze a cui far fronte e che spesso si ritorcono contro chi le ha messe in atto. La voce grossa della Russia non è altro che il timore di vedere un’Europa sempre più affermata, più sicura di sé a livello politico e all’interno della società civile, ed è il timore enorme di vedere sotto al suo naso un’espansione della NATO non solo alle sue porte, ma nel mondo, trovandosi con pochi alleati su cui poter contare.
Non escludendo l’ipotesi di un conflitto armato locale in Ucraina una volta scesa la tensione e trovato un accordo, la Russia sa perfettamente che dovrà fare i conti con ulteriori sanzioni e un Occidente ancor più unito pronto a difendere i suoi valori.