Il futuro della Nato, tra crisi e cambiamenti necessari

di Giuseppe Cucchi

Per tutto il periodo della guerra fredda la sicurezza e la difesa dell’Occidente sono state appannaggio esclusivo della NATO che ha svolto il suo compito con serena efficenza , riuscendo a superare una dopo l’altra le varie crisi che si presentavano e riemergendone ogni volta più agguerrita e coesa.

Nei quaranta anni circa che sono intercorsi fra la firma del Patto Atlantico e la caduta del Muro di Berlino essa ha inoltre svolto una funzione insostituibile , da un lato sviluppando un linguaggio ed abitudini comuni che ci consentissero se del caso di combattere insieme , dall’altro contenendo per quanto possibile le ambizioni delle singole industrie per la difesa nazionali ,  e quindi ottenendo un minimo di standardizzazione dei nostri armamenti e materiali.

Si tratta di funzioni che l’Alleanza continua tuttora a svolgere e non esiste allo stato attuale dei fatti alcuna altra organizzazione che possa sostituirla in tale delicato compito. Checche’ se ne dica ed anche nell’allentarsi del legame bilaterale transatlantico che per decenni era stato la sua forza trainante , la NATO rimane quindi , da un punto di vista prettamente tecnico , assolutamente indispensabile.

Detto questo però occorre segnalare come dalla fine della Guerra Fredda in poi l’Alleanza  sia scivolata in una crisi profonda , che la ha portata prima ad inventarsi nuove funzioni da svolgere per cui essa non era affatto strutturata , poi a violare in parecchi punti il Patto Atlantico di cui essa è espressione – che prevedeva un impiego esclusivo delle truppe in Europa ed in area Atlantica , l’intervento NATO solo in caso di conflitto maggiore e certo non per gestione delle crisi od il peacekeeping , ed una partecipazione alle operazioni dei soli paesi membri e non di coalizioni allargate , come è avvenuto parecchie volte negli ultimi trenta anni – ed infine a perdere di recente in Afghanistan la sua prima guerra , ed a perderla molto male.

Un caso , quello dell’Afghanistan , che evidenzia come per l’Alleanza sia definitivamente finito il tempo in cui si poteva continuare ad insistere sul “Tutto va ben , Madama la marchesa! ” , nascondendo contemporaneamente la spazzatura sotto il tappeto , ed occorra invece prendere atto con urgenza della pericolosità estrema della parabola discendente che essa sta percorrendo e provvedere a riformarla radicalmente permettendole di affrontare non il passato , come sta ancora avvenendo adesso , non il presente , come vorrebbero fare in parecchi , ma bensì un futuro che promette sin da ora di essere reso potenzialmente esplosivo da problemi che giorno dopo giorno sempre più evidenziano la loro globalità.

Parte della situazione di crisi in cui la NATO si trova ora deriva senza dubbio dal modo in cui essa è progressivamente cambiata dagli anni ’90 del secolo scorso in poi , con un processo che l’attacco terroristico alle Torri Gemelle ha reso in seguito sempre più accelerato . In precedenza infatti , pur nel prevalere del peso del Grande Fratello Statunitense , l’Alleanza rimaneva una società di eguali in cui il lato politico prevaleva sempre su quello militare ed il Lussemburgo , il più piccolo degli Stati membri , poteva bloccare una decisione con il suo veto.

Con l’inizio degli anni 2000 essa è invece divenuta , nella realtà anche se non nella forma , una organizzazione stellare , con gli USA al centro e tutti gli altri Stati disposti intorno , ancora legati fra loro da un rapporto collettivo ma su cui chiaramente prevalevano i legami bilaterali che ciascuno di essi poteva vantare con il centro . Le conseguenze di questo stato di fatto , di cui portano la maggiore responsabilità le dottrine neocon statunitensi , il Presidente Bush junior ed il suo Segretario per la Difesa Rumsfeld , si sono col tempo rivelate devastanti.

Anziché favorire quella crescita della identità Europea di sicurezza e di difesa che gli accordi di Saint Malo avevano abbozzato e che avrebbe potuto portare a consolidare una volta per tutte il pilastro europeo dell’Alleanza , gli USA la hanno invece costantemente ostacolata , giocando da un lato sulle superstiti paure degli Stati membri ex comunisti , terrorizzati dall’idea di un possibile ritorno offensivo della Russia , e utilizzando il Regno Unito , dall’altro , come un cavallo di Troia inserito nella Unione Europea.

Per rendere la loro presa sull’Alleanza più solida hanno inoltre favorito l’elezione di Segretari Generali o inglesi o appartenenti a piccoli paesi nordici . Ne è risultata una NATO pesantemente squilibrata , attenta soltanto alla sua frontiera nord orientale , pericolosamente ed inutilmente aggressiva nei riguardi della Russia e del tutto dimentica di un teatro Mediterraneo in progressivo disfacimento.

Nel contempo poi non è stata data la dovuta importanza alle nuove frontiere dei conflitti , per cui l’Alleanza è ora pericolosamente indietro sul piano cyber e su quello dello spazio e del tutto impreparata alla guerra ibrida . A tutto questo si è aggiunto negli ultimi tempi un terribile interrogativo politico che la disfatta afghana ha evidenziato , vale a dire l’affidabilità o meno di garanzie americane che già in un paio di casi , in Vietnam come in Afghanistan , si sono rivelate alla prova dei fatti basate sul nulla . L’intero complesso e quindi da rivedere a fondo , ma come? La complessità dell’argomento ci costringe a rinviare ad una prossima occasione la continuazione di questo discorso.


Pubblicato su EastWest il 19 Novembre 2021, qui pubblicato su gentile concessione dell’autore.