Una turbolenta estate russa
di Clementina Carta e Edoardo Incani
Sembrerebbe essere un’estate poco fortunata per la Russia, dagli incendi devastanti in Siberia, che hanno bruciato un’area grande tanto quanto il Belgio, causando un disastro ambientale spaventoso, sino all’incidente l’8 agosto nella regione di Arcangelo accaduto a un missile nucleare durante un test, che ha propagato un picco di radiazioni 20 volte più alto dei livelli normali.
Potrebbe essere, speriamo di no, un disastro simile a quello di Chernobyl nell’86, catastrofe causata da un errore umano e gestito in maniera pessima a causa della corruzione, degli strati della burocrazia sovietica, dell’assenza totale di trasparenza e della propaganda che per mantenere l’ordine ha taciuto sulle gravissime dimensioni di quanto accaduto.
Oggi, data la corruzione ancora dilaniante in Russia e la burocrazia radicata nel paese, non si prevede una migliore gestione di una catastrofe ambientale come fu quella di Chernobyl. Catastrofe, si ricorda, che contribuì col tempo alla caduta del comunismo.
Le autorità della Federazione Russa hanno rivelato solamente l’11 agosto l’importanza dell’accaduto, affermando che i morti fossero cinque e che la registrazione delle radiazioni gamma fossero da quattro a sedici volte i livelli consueti. Di nuovo silenzio per giorni, e di nuovo si può parlare di una totale assenza di trasparenza e di una negligenza tecnica e amministrativa non indifferente. Come d’altronde in Siberia, gli incendi del 31 luglio, sembrerebbero trovare una causa analoga nell’incuranza della gestione della crisi da parte della sovrintendenza e della forestale.
Sono ormai cinque sabati di fila che a Mosca si protesta contro gli arresti degli oppositori alle elezioni municipali, e la rabbia dei russi non fa che accrescere in un’estate tutt’altro che spensierata.
L’ultima candidata all’opposizione, Ljubov’ Sobol’, è stata arrestata anche lei, provocando scandalo e frustrazione nei cittadini desiderosi di un cambiamento che dalla città si propaghi magari anche ai vertici più alti. Esattamente come accaduto con la vittoria del liberale Imamoglu a Istanbul, primo spiraglio di speranza democratica nel paese.
Nell’86, il disastro di Chernobyl aveva dato uno scossone ai sovietici e al mondo intero, costretti ad aprire gli occhi sulle défaillance tecniche, politiche, economiche e sociali dell’URSS.
Ahimè, sebbene la Russia abbia fatto salti di qualità per ciò che riguarda il settore finanziario e di mercato, è ancora molto indietro dal punto di vista tecnico e amministrativo.
Tali disastri, di oggi, sembrerebbero aver gettato benzina sul fuoco, e potrebbero essere la miccia che farà esplodere il sistema di “”democrazia controllata” di Putin, ormai in auge da quasi vent’anni.
Tafferugli con 600 persone violentemente arrestate.
Nonostante le manifestazioni a Mosca fossero state autorizzate, le forze dell’ordine hanno attuato l’arresto di un numero elevato di partecipanti, se ne sono contati un centinaio a settimana, provocando di conseguenza ulteriori rivolte.
Vi è un aspetto nuovo rispetto alle altre proteste, oltre al numero sempre più crescente di giovani nelle piazze, anche VIP del mondo dello spettacolo hanno partecipato manifestando il loro dissenso nei confronti della polizia e degli arresti dei candidati all’opposizione.
La presenza di personaggi famosi in contesti politici è un fenomeno tipicamente statunitense, con gli opinion leader, spesso di fazioni più liberali, che contestano o sostengono tale o altro politico. In America i più celebri sono Meryl Streep e Cinthia Nixon, interprete di Sex and the City, candidata alle comunali di New York.
In Russia, Ksenia Sobchak, figlia dell’ex sindaco di San Pietroburgo, Anatolij Sobchak, conduttrice televisiva che divenne nota al pubblico per aver partecipato al Reality Show “Dom 2” e influencer su Instagram, è stata candidata alle presidenziali russe del 2018 all’opposizione, raccogliendo il 2% dei voti.
Sobchak si scinde completamente dai classici leader politici presentati alle elezioni in Russia, è, oltre ad essere una donna, la rappresentazione di un’occidentalizzazione che si riscontra non solo nel suo programma elettorale ma anche nella sua stessa immagine.
Tale corrente proveniente da Ovest, è stata da anni portata nel paese da canzoni che acclamavano la libertà e la spensieratezza di vivere in un paese democratico. Si può citare Viktor Tsoi, il Rino Gaetano russo, cantante di “Kino”, uno dei più importanti gruppi rock dell’Unione Sovietica, che negli anni ’80 cantava a squarcia gola “Miy zhdyom peremen’”, ovvero, “Noi aspettiamo dei cambiamenti.”
La musica ha sempre dato il suo contributo nella lotta sociale in Russia, ma mai così palesemente come negli ultimi tempi:
Il leader del celebre gruppo rock DDT, Yurij Shevchuk, è sempre stato polemico nei confronti di Putin e persino nelle sue canzoni canta contro il presidente, come in “Basnja o Vlasti”, dove complimenta, ironicamente, “il Signor Presidente” per i cento milioni di voti, alludendo agli imbrogli elettorali.
Il gruppo DDT è nato ad Ufa negli anni ’80 e già allora protestava contro il regime sovietico, il loro spiccato liberalismo si è mantenuto sino ad oggi, dove lo manifesta con testi taglienti e senza sottintesi.
Nel 2008 Shevchuk cantò in un concerto per la pace contro la guerra Russo-Georgiana e fu il primo personaggio famoso russo a partecipare a un dibattito contro Putin, allora primo ministro.
Gli artisti russi sembrerebbero seguire l’esempio di Yurij Schevchuk, come Il rapper Oxxxymiron, leader musicale di molti giovani, si è presentato alle manifestazioni di Mosca con una maglietta dove la scritta diceva: “Libertà per Yegor Zhukov”, blogger attualmente in carcere. Anche il cantante Anton Chernyak ha riportato una dichiarazione d’indignazione nei confronti della polizia e delle autorità, affermandosi vicino ai moscoviti.
Si noti come nonostante si mantenga in Russia un’amministrazione ” figlia” degli errori della vecchia filosofia sovietica, la popolazione ha fatto un’evoluzione anche grazie all’uso dei social network che l’ha messa su un piano di parità con i coetanei del resto del mondo libero.
Vi è quindi un abisso generazionale tra il sistema burocratico russo e i suoi cittadini, soprattutto con i giovani di Mosca e San Pietroburgo, che conoscono i sistemi democratici europei i quali vantano un “sistema di diritto” a tutti gli effetti e una libertà di stampa e di parola pressoché assoluta.
Tale lacuna democratica si è notata negli ultimi giorni specialmente con l’arresto di Olga Misik, una ragazza che ha letto la costituzione russa in strada durante una protesta.
Costituzione che, di forma e di sostanza, è perfettamente democratica.
Come negli anni ’80, quando i giovani sovietici si ribellarono per possedere un paio di jeans, ascoltare musica rock occidentale e soprattutto appartenere ad un paese democratico con un mercato aperto, così anche oggi ritroviamo la stessa smania di libertà di allora, da un serio punto di vista politico e sociale.
La fine del comunismo è stata spinta, oltre che da proteste interne e sostegni esterni ed anche la percezione una situazione ambientale pericolosa e che con fatica veniva alla luce.
In queste ore d’incertezza, le proteste interne non mancano e i sostegni esteri ai leader liberali russi come Naval’ny e Sobchak sono sempre presenti da parte degli occidentali.
Chissà se il disastro causato dagli incendi in Siberia e l’incidente del missile nucleare non siano anche questa volta il campanello di allarme per un nuovo e auspicabile cambiamento.