Il Lato Africano di Putin
Quando si accenna al “lato africano di Putin ” il pensiero tenderebbe a correre immediatamente alla grande strategia varata da qualche anno dal Presidente russo nonché al ruolo che il continente nero potrebbe giocare in tale quadro.
In questo caso però – molto più prosaicamente ….ma nel contempo anche molto più realisticamente – l’espressione si riferisce solo al modo in cui l’uomo di punta della politica di Mosca ha di recente giocato la sua partita per rimanere al vertice della Russia a tempo indeterminato , e ciò malgrado i limiti impostigli sino a ieri dalla Costituzione del suo Paese.
Con un comportamento in pratica identico a quello dei numerosi Capi di Stato e di Governo africani che – nonostante le leggi in vigore nonché gli impegni pubblicamente assunti nell’ambito della Organizzazione per la Unità Africana – dopo aver ultimato un secondo mandato che avrebbe dovuto risultare conclusivo riadattano il quadro legislativo in maniera da non essere costretti ad abbandonare la poltrona , anche Putin ha infatti mutato a suo comodo ed a suo profitto le disposizioni nazionali per trasformare in pratica la sua condizione in quella di in un mandato a vita.
Stupisce semmai che egli abbia compiuto un gesto così grave con una mancanza di eleganza e di discrezione che non si può definire altro che assoluta.
E che appare del resto come una fotografia destinata a riflettere in maniera perfetta il disprezzo che egli sembra nutrire per l’elettorato russo e l’opinione pubblica internazionale , nonché per tutte le grandi democrazie dell’Occidente divenute col tempo tanto imbellì da non riuscire più nemmeno ad impostare nei suoi riguardi una protesta di adeguato livello.
All’atto pratico , e riferendoci sempre per analogia ad altre esperienze , per la maggior parte africane ma in qualche caso anche asiatiche , il Presidente russo avrebbe infatti potuto scegliere tra ben tre strade diverse onde conseguire il medesimo risultato , e ben due di esse sarebbero potute apparire come una continuazione senza scosse della politica da lui seguita fino ad ora.
In primo luogo egli avrebbe infatti potuto decidere di saltare un mandato come Presidente per poi ripresentarsi “vergine” alla prossima scadenza elettorale.
Si tratta , oltretutto , di una soluzione che egli ha già adottato in passato , nel periodo in cui lasciò che Medvedev divenisse Presidente per quattro anni riservando in tale periodo per se stesso l’incarico di Primo Ministro.
Il suo rifiuto di ripetersi ci fornisce in ogni caso oggi una duplice interessante notazione mostrandoci da un lato come egli non valuti più colui che era stato definito come il suo delfino degno della fiducia di un tempo.
Dall’altro poi essa è indice della presenza di un sentimento di insicurezza che il recente calo di popolarità dell’individuo può avere contribuito ad acuire.
Scartata dunque questa prima soluzione , che alcuni Presidenti africani non hanno invece esitato ad adottare , Putin avrebbe poi potuto muoversi come hanno fatto in Kazakstan il despota Nazarbaev ed in Zaire il giovane Kabila , ponendo cioè al posto di vertice dello Stato un fedelissimo ma cambiando nel contempo la Costituzione in maniera tale da poter esercitare un controllo continuo ed assoluto , anche se non apparente , sui suoi atti.
Si sarebbe trattato in pratica di preservare nelle sue mani il potere reale ma di non avere più , come si dice in ambito commerciale “il proprio nome in ditta”.
Anche questa , in ogni caso , è stata però una soluzione che egli non ha voluto assolutamente adottare, probabilmente considerando – se vogliamo esser buoni!- come al suo nome sia associato anche un peso politico che costituisce per la Russia uno dei migliori atout .
Rimaneva quindi soltanto la terza soluzione , propiziata dall’emendamento proposto con perfetto tempismo dalla deputata della Duma ed ex astronauta Valentina Teleskova , che ha permesso a Putin di cancellare dagli annali russi i quattro periodi di Presidenza già fruiti , con la conseguenza di essere libero di rimanere al potere sino a quando , come si diceva nell’ancien regime ,”tel sera son bon plaisir”.
Cercando in conclusione di tirare le somme chiediamoci comunque cosa abbia evidenziato il comportamento del Presidente russo in questa occasione.
Innanzitutto, senza dubbio ,la sua idea di essere ” l’uomo del destino ” del suo Paese , il leader insostituibile di cui la Russia non potrebbe fare a meno se non con grave danno.
Da considerare comunque come questa sia una sindrome abbastanza comune fra coloro che rimangono al vertice per periodi di tempo troppo lunghi . Si tratta dunque di un difetto che in sostanza rientra nella normalità…..almeno sino a quando il leader insostituibile non inizia a considerarsi al di sopra di qualsiasi legge!
Come già accennato , il modo di agire di Putin denuncia poi anche la sua attuale relativa debolezza di fronte ai numerosi problemi del suo Paese , che in questo momento sembrano accavallarsi l’uno all’altro complicandosi reciprocamente.
Lo scatenarsi del Covid ha infatti aggravato una crisi economica che il crollo del prezzo degli idrocarburi aveva già reso pericolosa per la Russia . Il malcontento della casta degli oligarchi da un lato e della gente comune dall’altro sta di conseguenza crescendo.
Fino a ieri Putin aveva reagito compensando il suo calo di immagine in questo settore con una politica internazionale particolarmente assertiva.
La presenza nel mondo è però qualcosa che ha un costo estremamente elevato ed in fondo Mosca ha un Prodotto Nazionale Lordo che è solo due terzi di quello italiano . Per di più non dispone di alcuno sponsor generoso disposto ad associarsi alle sue avventure pagandone le spese , come fa ad esempio il Qatar con la Turchia.
Infine vi è anche un grande nodo strategico che sta venendo al pettine.
La Russia non è infatti più abbastanza grande , abbastanza potente , abbastanza ricca …..abbastanza tutto insomma , per riuscire a continuare a lungo a giocare la sua partita in maniera indipendente.
Deve invece associarsi , non importa con quale formula , a qualcun altro , e le scelte possibili sono soltanto due , una ad est , vale a dire la Cina , ed una ad ovest , cioè l’Unione Europea.
Si tratta di una vera e propria rivoluzione copernicana che Mosca deve compiere , una scelta epocale che è stata rinviata sino ad ora ma che prima o poi si evidenzierà quale indispensabile ed estremamente urgente.
Vi è da chiedersi a questo punto se il consolidamento della sua posizione che Putin ha ricercato e penosamente conseguito gli darà la grande forza necessaria per effettuare questa scelta e farla accettare dal suo Paese.
Probabilmente no poiché , pur con tutte le sue qualità , che sono in effetti grandi e molte , il leader russo ha quel difetto di ritenersi insostituibile ed indispensabile di cui abbiamo già fatto cenno.
Un fatto che potrebbe impedirgli di concepire una transizione articolata su più protagonisti di cui l’uno , il successore , destinato a prendere il posto di chi, come predecessore , abbia saputo accollarsi tutte le decisioni che saranno indispensabili in un caso del genere.
Risultando però nel contempo anche ma estremamente sgradevoli e per l’establishment e per l’opinione pubblica di un grande Paese come la Russia!